Social network e arresti domiciliari

Aver postato su Facebook un messaggio criptico, con un serie di emoticon dall’aspetto minaccioso, è costato la revoca dei domiciliari ad un imputato, che è stato arrestato e tradotto in Carcere. La decisione del Tribunale del riesame è stata confermata dalla seconda sezione penale della Cassazione con sentenza del 8 novembre scorso n. 46874. Un imputato ai domiciliari aveva postato su Facebook un messaggio dal contenuto alquanto criptico, accompagnato da una serie di emoticon; in seguito a ciò, il GIP aveva mutato la misura cautelare da domiciliare ad inframuraria, misura confermata dal Tribunale del riesame. La Cassazione ha rigettato il ricorso presentato contro questa ordinanza stabilendo “che la prescrizione di non comunicare con persone estranee deve essere inteso nel senso di un divieto non solo di parlare con persone non conviventi, ma anche di stabilire contatti con altri soggetti, sia vocali che a mezzo congegni elettronici.” Inoltre, la stessa natura del messaggio, volutamente oscuro, secondo la Corte “ sottintende qualcosa di riservato e conosciuto da una ristretta cerchia di persone ed e’ chiaramente intimidatorio, a dispetto del tono volutamente suggestivo, rafforzato dalle coloratissime emoticon, ancora piu’ esplicitamente intimidatorie”. Quindi niente Facebook per chi è ai domiciliari, perché può costare la loro revoca e la detenzione in carcere

http://www.studiozallone.it/view/law/cassazione-sez-ii-penale-08-11-2016-n-46874-0-0

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